martedì 30 ottobre 2012

Matteo Mancini - L'intervista

Matteo Mancini
Matteo Mancini è l'amico di penna più vecchio che ho. Ci siamo conosciuti nel 2007 quando frequentavamo Sognihorror.com, partecipando con racconti, giochi letterari e recensioni alla vita del sito. Da quei giorni è capitato sempre più spesso di trovare un nostro racconto nella stessa antologia, o di cercarci reciprocamente per partecipare a nuovi progetti. L'ultimo in ordine temporale è firmato dalla casa editrice Il foglio letterario ed è una raccolta di racconti pulp - I bastardi senza storia - dedicata alla memoria di Giovanni Buzi.
Ho deciso di scambiare quattro chiacchere con Matteo che dei Bastardi è il curatore.


Ciao Matteo, benvenuto sul mio blog! Ricorderai il Club dei Vedovi Neri di Asimov e l'originale domanda con cui aprivano le riunioni. Oggi tocca a te dare una risposta: come giustifichi la tua esistenza?

Beh, ti rispondo con una filosofia che ho elaborato negli anni, per così dire spirituale, e che sta un po' a metà strada tra la Kabbalah ebraica e il Buddismo. Pur essendo cristiano, nel senso di sostenitore degli insegnamenti di Cristo (anche se su alcuni precetti sono un po' meno morbido, per così dire), credo che l'esistenza sia strutturata su più scale di evoluzione spazio-temporali e che si possa accedere o regredire da una scala all'altra in base agli insegnamenti acquisiti nella vita. Un po' come in un videogioco a scorrimento.
Dunque giustifico l'esistenza di ogni persona con la necessità di ricercare e di sviluppare gli aspetti spirituali in luogo di quelli materiali che devono restare in secondo piano in quanto effimeri: non ho mai visto nessuno portarsi nell'aldilà una casa o una valigia di soldi o, ancora, i titoli ovvero i gradi acquisiti sulla terra. Se ci sono delle cose che possono resistere oltre la morte, queste sono la conoscenza, lo spirito e la capacità di adattamento ai diversi sistemi e condizioni in cui potremmo esser proiettati. Perciò si deve lavorare su questi aspetti, chiaramente senza rigettare il resto o isolarsi in una vita da eremiti. I fanatismi sono sempre sbagliati, perché non ponderati.
Oltre alle esigenze personali di cui sopra, la vita di ogni persona dovrebbe essere orientata al miglioramento del contesto in cui la stessa agisce, poiché è nel benessere collettivo che si esalta il benessere della persona dai sani principi.
Al riguardo, chiudo con un mio aforisma: “Dio probabilmente non è un'entità individuale ma l'universo, cioè l'essenza più esplicita dell'infinito che a sua volta è in continua espansione e simboleggia l'assenza di un qualsiasi limite."

H.P. Lovecraft
 Come ti sei avvicinato alla letteratura?
  
Casualmente, dopo aver visto una serie di cortometraggi horror amatoriali e averli trovati assai carenti sotto il profilo delle sceneggiature, spesso funzionali unicamente a mettere in scena effettacci o a destare ribrezzo. Mi sono detto: “se scrivono questi, posso farlo anche io e farlo meglio”.
Così iniziai a scrivere brevissime sceneggiature che finivano con il restare nel cassetto, perché i registi amatoriali, il più delle volte, si incaponiscono nel voler girare corti strutturati su loro storie, con il risultato di dar vita, il più delle volte, a opere di imitazione o comunque meramente stilistiche.
Non vedendo sbocchi, incrementai la lettura passando presto dai manuali di criminologia alla narrativa vera e propria con i volumi di H.P. Lovecraft in prima linea. Quindi tentai il “grande salto”: passare dalla sceneggiatura al racconto vero e proprio, forma artistica sicuramente ben più difficile. Decisivo fu il terzo posto ottenuto in un concorso organizzato, tra gli altri, da Carlo Lucarelli, in cui si trattava di scrivere un finale di una storia iniziata dall'importante scrittore giallista. Ricordo che restai molto sorpreso dal risultato, al punto da pensare che non avrei più ottenuto tali riconoscimenti (fui anche intervistato con articolo pubblicato sul quotidiano di zona), tuttavia fu un'eccellente mozione di fiducia che, in seguito, mi permise di piazzarmi in vari concorsi con relative pubblicazione, a partire da Cronaca Vera.

Preferisci la forma breve del racconto o quella più completa del Romanzo?
   
A parte nei gialli (e nei drammatici), dove per esigenze di intreccio il romanzo è più funzionale, sono un fanatico di racconti, perché, a differenza del romanzo, non sono diluiti e costituiscono emozioni pure senza interruzioni. Il racconto è un po' come un bicchiere di vino, non è contaminato da sotto-storie e non è “annacquato” da eccessive caratterizzazioni e seghe mentali dei protagonisti. Il racconto è idea pura e permette, per la sua brevità, all'autore di fare esperimenti stilistici (sia con la forma sia con contenuti metaforici o simbolici) sospesi a metà strada tra la prosa e la poesia senza il rischio di risultare indigesto al lettore. Del resto se un bravo sommelier assaggia solo vini puri ci sarà un motivo o no?

Sulle rive del crepuscolo, GDS
Quanti racconti hai scritto e di questi quanti ne hai pubblicati? È poi così importante arrivare alla pubblicazione di una propria opera? O per meglio domandare, scrivi più per te stesso o per il tuo pubblico?
   
Ho scritto poco meno di cento racconti di cui quasi la metà pubblicati in antologie, riviste varie e nelle mie due raccolte La Lunga Ascesa dal Mare delle Tenebre e Sulle Rive del Crepuscolo entrambe edite da GDS Edizioni di Milano.
Beh, la pubblicazione è senz'altro il coronamento del lavoro posto in essere da uno scrittore. Un racconto, per sua stessa natura, è destinato a finire sotto gli occhi di un qualche lettore, altrimenti sarebbe un resoconto o una pagina di un diario. Ogni scrittore vuole, consciamente o meno, vedere pubblicate le sue storie.
Ciò detto credo che un autore, in luogo di uno scrittore commerciale o di un giornalista, deve sempre scrivere quello che sente di scrivere disinteressandosi dei gusti del pubblico (i gusti del pubblico devono interessare gli editori o i curatori di antologie). Non è l'autore che deve strizzare l'occhiolino al pubblico, ma il pubblico che deve ricercare l'autore in quanto sincero, in grado di suscitare emozioni ovvero di aprire menti o dare spunti di riflessione. Le storie devono nascere dall'interno di un autore e non essere ricercate all'interno dei fruitori finali, l'autore non deve essere una prostituta pronta a vendersi al primo offerente.
L'arma vincente ricade sempre nella differenziazione perché è nella differenziazione che risiede la purezza di una persona o di un'idea. È chiaro poi che ci possono essere dei punti in comune con altri, questo è inevitabile. Nel lungo periodo comunque resistono sempre coloro che mettono dentro alle loro storie qualcosa che va oltre alle mode di mercato, le quali, in quanto tali, sono effimere e destinate a sbiadire con il passare degli anni.
Oscar Wilde era solito dire che non è l'artista che si deve popolarizzare, ma il popolo che deve rendersi artistico. Io sono d'accordo con lui!

La lunga ascesa dal mare delle tenebre, GDS
 Se è vero che dentro ogni opera vive una parte del suo autore, qual è il racconto che hai scritto dove c'è qualcosa di molto particolare che ti riguarda. Se ce lo permetti, vogliamo entrare un po' nel privato. Raccontami della storia che più ti rappresenta.
   
In ogni opera non so, certamente è probabile che una parte dell'autore filtri in molte delle sue opere anche se dipende dal modo in cui lo stesso costruisce le sue storie. Uno scrittore che segue le mode del momento, a esempio, sarà meno portato a inserire concetti, opinioni o aneddoti personali nella propria opera perché autovincolato da schemi più rigidi rispetto a chi predilige un taglio autoriale e dunque più anarchico.
Il racconto più personale che ho scritto è “Il Mare delle Tenebre”. Si tratta di un horror in cui emerge la filosofia a cui accennavo rispondendo alla domanda numero 1 e in cui emerge una feroce critica alla superficialità di certi soggetti interessati unicamente agli aspetti materiali. 
Precisando ulteriormente, ti dico che di solito inserisco nei racconti delle opinioni o delle filosofie personali mascherate sotto aspetti simbolico/metaforici, molto raramente invece mi spingo a proporre aneddoti di vita vissuta che mi riguardano. 

Spaghetti Western, eif
Sei un appassionato di western e questo ti ha portato a pubblicare la scorsa estate un volume intitolato "Spaghetti Western" edito da il Foglio Letterario di Gordiano Lupi. Si tratta della prima di tre uscite dedicate a un genere affascinante e come dimostra il prossimo film di Tarantino ben lontano dal tramontare. Raccontami di questa tua passione e dell'esperienza avuta con Gordiano a riguardo del libro.
   
Più che di western in particolare, sono appassionato (maniaco) di cinema di genere soprattutto italiano. Il libro che hai citato è nato su commissione di Gordiano Lupi che a una mia domanda relativa alla mancanza tra la sua produzione saggistica cinematografica di un volume sullo spaghetti-western mi rispose: “visto che scrivi bene e che sei un appassionato di cinema italiano, perché non la scrivi tu?”
Gordiano è un personaggio focoso ma genuino (un po' come lo sono io), ogni tanto ci siamo anche confrontati in modo acceso (ricordo la diatriba sul colore della scritta sulla copertina di Spaghetti-western) ma è anche molto generoso e riconosce il lavoro altrui. Poi è un appassionato sia di cinema che di narrativa di genere, collaborare con lui è per me, senz'altro, più che piacevole anche se la casa editrice è piccola e non ha, di fatto, finalità di lucro. Gli introiti, di fatto, servono a finanziare altri progetti e se Spaghetti Western può aiutare altri autori a me fa sicuramente piacere.
Ciò nonostante devo dire che IL FOGLIO ha un'ottima distribuzione e il libro ha avuto un'eccellente visibilità sia in libreria che sulle riviste di settore, tra cui Ciak e Film TV. Spaghetti Western Vol. 1 è stata così un'esperienza più che ottima e mi ha garantito un riscontro superiore a quanto avessi previsto.

I bastardi senza storia, eif
Veniamo all'ultima fatica letteraria. Sei il curatore dell'antologia "I bastardi senza storia" edito da Il foglio letterario. L'antologia raccogliere i migliori racconti pulp dell'underground italiano e l'opera è dedicata alla memoria di Giovanni Buzi. Hai un centinaio di righe a disposizione per elogiare il racconto con cui io ho partecipato all'antologia… Scherzo (e sorrido), naturalmente!
   
I Bastardi senza Storia nasce, ancora una volta, da una richiesta di Lupi che mi commissionò circa un anno fa la realizzazione di un'antologia horror. La richiesta mi fu avanzata sulla scia dell'antologia L'Occhio sul Crepuscolo che avevo curato per conto della GDS Edizioni.
Accettai subito con entusiasmo, proponendo a Gordiano l'idea di dedicare il volume a Giovanni Buzi, autore dell'underground da me stimato per le capacità stilistiche e soprattutto per il coraggio nel mettere in scena racconti estremi. Gordiano accolse subito l'idea anche perché ha pubblicato ben due libri di Buzi.
 Poste le premesse iniziali e la volontà di costruire un'opera pulp votata all'attacco, Il Foglio mi ha dato totale carta bianca nella realizzazione del progetto e io ho personalmente scelto tutti i racconti. Ci sono state delle esclusioni sofferte, mentre altri autori, purtroppo, si sono ritirati all'ultimo per i motivi più disparati (contratti esclusivi sottoscritti con altri editori, richieste di denaro, mancanza di tempo, comportamenti bizzosi attribuibili a contrasti extra-narrativi con il sottoscritto o con altri partecipanti, indisponibilità assoluta nel sottoporre a editing il proprio racconto). Non nego che alcuni forfait mi hanno lasciato dell'amaro in bocca, ma questo è un motivo in più per far bene (loro malgrado).
Ci sono poi stati anche alcuni scrittori professionisti che, pur non potendo partecipare, mi hanno manifestato il loro appoggio emotivo e non solo, cosa che mi ha inorgoglito non poco.

Arthur Machen
Dopo avere parlato di passato e presente vogliamo conoscere qualcosa del tuo futuro. Il prossimo progetto cosa riguarda? Ancora libri o pensi di sperimentare altre vie di comunicazione e arte?
   
I progetti sono moltissimi. In primis c'è il secondo volume di Spaghetti-Western che conto di far uscire a fine 2013 e a cui parteciperà in  veste di ospite l'americano TOM BETTS.
Nei primi mesi del 2013 dovrebbe uscire un'opera commemorativa dedicata allo scrittore ARTHUR MACHEN per la Dagon Press, per la quale ho steso un corposo articolo.
Sempre nei primi mesi del 2013 dovrebbero iniziare le riprese del cortometraggio thriller/erotico diretto da Francesco Bernardini per il quale ho sviluppato un soggetto dallo stesso proposto, collaborando massicciamente alla stesura della sceneggiatura.
Ho poi un paio di racconti in rampa di lancio per essere pubblicati in piccole antologie di autori vari. Sono stato infine nominato vice-direttore della collana FANTASTICO E ALTRI ORRORI delle Edizioni IL FOGLIO, con il compito di individuare le opere più interessanti tra quelle giunte in redazione e da proporre per la pubblicazione.
Sto infine meditando di realizzare una terza antologia personale, ma il progetto è a medio lungo termine.

Dylan Dod
Se tu potessi vivere in un racconto o romanzo famoso, quale storia ti piacerebbe e che ruolo vorresti interpretare?
   
Nel fumetto di Dylan Dog con il ruolo del detective dell'incubo, sicuramente per la portata metaforica delle storie e per la mia curiosità per le cose insolite. In alternativa mi andrebbe bene anche Fox Mulder di X-Files (Ora sorrido io!).

L'ultima domanda. Da un appassionato come te di lettura e cinema, vorrei sapere se preferisci passare una serata con un buon libro o un buon film? (Vietato rispondere con una BONA ragazza… Sorrido ancora!)

La bona ragazza, se è anche capace di sorprendermi, è comunque sempre gradita specie se è chi dico io (non ti dico chi...perché sono birichino). Guarda credo che a parità di livello il libro sia preferibile al film perché ti lascia qualcosa in più: ovvero ti permette di costruire la storia narrata nella tua testa come meglio credi. L'immaginazione ha un fascino sempre superiore rispetto alla mera visione, perché non è limitata. Inoltre, leggendo un libro, sei tu il regista, lo scenografo e l'addetto agli effetti speciali: cosa volere di più? (Vietato rispondere un Lucano)...


Ciao Matteo, grazie per la compagnia e per la simpatia che dimostri sempre di avere.
Alla prossima!

3 commenti: